Nei mesi freddi, soprattutto nei mari con acque poco profonde, la maggior parte delle specie ittiche migra per raggiungere mete più miti o fondali più importanti, ma c’è un pesce che non scompare, al contrario aumenta la sua attività predatoria, e trovando meno cibo è più propenso a farsi ingannare dalle nostre esche, stiamo parlando di sua maestà la SPIGOLA, ed è proprio a questa ambita preda a cui dedichiamo questo reportage.
La tecnica di pesca di cui vi parleremo è un po’ insolita, essendo la spigola abitualmente insidiata a bolognese oppure, essendo un predatore, a spinning, noi invece la tenteremo con la tecnica del feeder fishing con la classica montatura running rig, utilizzando come pasturatori i blockend che riempiremo con bigattini e micropellet all’halibut.
Come attrezzatura ci affideremo a canne ad azione light
La montatura running rig sarà realizzata inserendo in sequenza direttamente sullo S.L. una girella con moschettone, al quale collegheremo il pasturatore, uno stopperino paracolpi e una girella a sgancio rapido, chiusa all’interno di una treccia di circa quindici centimetri. Per il terminale della lunghezza di un 1-1,5 metri ci affideremo ad un ottimo fluorocarbon oppure un fluorine nelle misure 0,16 ma pronti a scendere se non si avverte alcuna tocca sino allo 0,10. Gli ami si sceglieranno in base all’esca, per i bigattini tra il numero 16 ed il 20, mentre per gli anellidi dal sedici a salire di misura fino al numero dodici. In questo caso consiglio ami con occhiello che permettono di realizzare il famoso nodo non nodo, uno dei nodi che mantiene quasi intatto il carico di rottura del monofilo, e ami di misura ridotta sia nella misura che nelle dimensioni del gambo, che permetteranno inneschi di bigattino sotto pelle senza pregiudicare il loro attraente movimento. Per quanto riguarda l’innesco dei coreani o anellidi vari e consigliabile l’innesco a penzoloni senza calzarlo sul gambo, per consentire ampia libertà di movimento, operazione necessaria per convincere la spigola ad attaccare l’esca.
Sia che si peschi da un molo o scogliera artificiale sia dalle scogliere naturali non bisognerà quasi mai lanciare a distanze esagerate, essendo la spigola un predatore che preferisce cacciare e tendere i suoi agguati a pochi metri dagli scogli. L’azione pasturante soprattutto all’inizio della sessione di pesca dovrà essere molto frequente, e quindi si riempirà e si lancerà il pasturatore carico di bigattini e pellet ad intervalli di pochi minuti. Successivamente si potrà attendere anche una quindicina di minuti tra un lancio e l’altro. Fondamentale richiamare frequentemente l’esca, anche di pochissimi centimetri, dobbiamo sempre ricordare che la spigola è un predatore per questo motivo le abboccate le avvertiremo quasi sempre durante l’azione di richiamo o movimento dell’esca.
Oltre ai sopra citati accorgimenti per le nostre uscite di pesca dobbiamo rammentare che gli orari di massima attività della regina sono quasi sempre le prime ore dell’alba, il tramonto e purtroppo la notte, il purtroppo è dovuto al fatto che nei mesi freddi non è cosa buona e giusta pescare durante le ore notturne per via della riduzione di temperatura che spesso raggiunge valori anche sotto lo zero termico.
Dopo la necessaria parte tecnica, è giunto il momento di raccontarvi la mia fortunata sessione di feeder fishing al gelo. Essendo la location lontano di casa decido di saltare l’alba e dedicarmi alle ore del tramonto e della notte, avrò cosi più tempo a disposizione. Un breve sguardo alle minime previste mi fa optare per un abbigliamento pesante a strati con tanto di indumenti termici. Arrivo sul posto quando un tiepido sole sta quasi tramontando, regalandomi immagini da toglier il fiato ed un breve tepore, quasi a volermi fornire una riserva di calore per l’imminente gelida notte.
Oltre agli ultimi raggi di sole anche i pesci decidono di non farmi patire il freddo, riscaldandomi, o meglio non facendomi percepire la bassa temperatura, attaccando quasi subito la mia esca. Le prime a far sobbalzare i cimini delle mie Concept sono delle piccole spigole di pochi etti, slamate con molta cura e prontamente rilasciate. Non potevo chiedere di meglio, intanto mi tengono impegnato e non mi fanno accorgere che la temperatura sta scendendo velocemente verso lo zero, e poi sono sintomo di attività dei pesci, e quindi la speranza in qualche cattura degna di nota e foto è ancora alta.
Dopo aver assistito ad un tramonto rosso fuoco, che da solo potrebbe valere la sessione di pesca, con l’arrivo del buio scompaiono anche le piccole spigole, poco male dalle previsioni di marea e fasi lunari l’orario migliore dovrebbe, uso il condizionale perché nella pesca non esistono regole, essere poco dopo la mezzanotte. In queste lunghe attese la tecnologia ci soccorre e così ho il tempo per prendere in giro qualche amico su WhatsApp e lanciare sfide a distanza già vinte, in realtà spero che qualcuno mi chieda dove sono o cosa faccio, in questo modo avrò il modo di dirgli che sono a pesca, e loro presi dall’invidia non potranno esimersi dall’augurarmi un sentito “BUONA PESCAAA”, che loro non sanno (ops ora forse lo sapranno ahhahaah) ma al sottoscritto porta bene……
Dopo questa breve divagazione voi amici lettori sarete impazienti di sapere com’è finita, posso solo dirvi che qualcuno ci è cascato, ed il risultato finale é stato di cinque spigole intorno al mezzo chilo che mi hanno fatto veramente divertire